Il principio ispiratore del Parco delle Cave Settecentesche di Matera è quello del rapporto tra la città e la Murgia da cui è originata. Terra aspra ma non avara, madre e non matrigna, offre le ricchezze della natura a chi le sa cogliere.
Persino la pietra è generosa “antica e primordiale” materia per lo spazio dell’uomo, inverdita ed arsa da un “sole ferocemente antico […] che sta nella memoria, con altrettanta fisicità che nell’ora in cui è alto, e va nel cielo, verso interminabili tramonti […]”.
La natura dell’area delle Cave costituisce un monumento litico delle storie della popolazione che grazie a quella pietra creò la sua fortuna, raggiunse la sua forma, rafforzando e ricreando, in ogni epoca, la propria identità.
Il parco del “Sistema Cave” si propone di recuperare e riconnettere una porzione strategica del territorio della periferia materana a ridosso del collegamento della via Appia.
Infatti è proprio dall’attuale sedime della via Appia che parte un percorso alla riscoperta della cultura materiale locale che ha portato ad un’antropizzazione così profonda del territorio che nelle cave settecentesche è particolarmente forte e visibile. Il percorso proposto vuole portare alla riscoperta del legame storico con il territorio fino a riscoprire gli antichi tracciati che hanno determinato l’insediamento in questo sito.
Il sito è peculiarmente importante come accesso urbano e culturale alla città di Matera proprio in quanto si colloca, dal punto di vista antropologico:
– In corrispondenza delle cave “Settecentesche” (ma scopriremo visitandole risalenti almeno al “1660”); costituenti l’origine materiale della pietra con cui la città venne costruita nelle sue forme migliori.
– In corrispondenza dell’elevazione del rilievo calcarenitico incavato dalla “gola” del torrente Gravina; e sarebbe più corretto dire dalla “gravina del torrente Gravina” giacché il corso d’acqua condivide il nome con la peculiare conformazione morfolitologica del crepaccio carsico che genera nel proprio corso. Ed è questa peculiare configurazione morfologica, con la sua successione di balse carsiche, che definisce l’andamento orografico su cui si è conformato il percorso tradizionale di accesso ai “Sassi” della città. Ai margini del percorso sul confine urbano, non possono mancare i luoghi di devozione benaugurali per l’incipiente viaggio, per chi se ne allontanasse, o cui porgere il ringraziamento per il grato ritorno. L’altare di San Rocco sul margine dell’area affacciato su via San Vito e l’altare di Sant’Antuono centrale all’area, sono la testimonianza materiale dell’importanza antropologica dell’area per l’edificazione e lo sviluppo della città dei Sassi.
E dal punto di vista Geo-litologico:
– Il grande plateau calcareo della murgia materana ha dato numerosi reperti di cetacei marini evidenziando il carattere di terre emerse dell’era Terziaria. Tali fossili indicano una caratteristica peculiare che è proprio quella generativa della murgia stessa.
– È proprio dal Mare che si deve la nascita di questa balsa di calcarenite di sedimenti fondali che continuano a raccontarci, attraverso le progressive scoperte fossili che si sommano e stratificano ad ogni occasione di scavo, come dall’acqua e dal mare nasca la terra materana, matrice della vita della storia e della cultura che in questo parco vogliono essere raccontate.
– In epoca romana il tracciato della via Appia collega insolubilmente Matera alla costa Ionica rafforzando nell’icona del viaggio del bos lassus da cui (secondo il mito) si deve la localizzazione della città di Matera confermando il fortissimo ed ineludibile rapporto tra terra e mare.